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#FRIDAYSFORFUTURE

In un momento storico nel quale il futuro del

pianeta è più che mai a repentaglio, quando le

grandi potenze della terra sembravano essersi

arrese all’inesorabile sconvolgimento climatico

in atto, il muro di negazionismo e minimizzazione

è stato rotto, inaspettatamente, dai giovani.

In un inaspettato clima di cooperazione e sensibilità,

il 15 marzo 2019 si è svolto in tutto il

mondo uno sciopero dei ragazzi che, seguendo

l’esempio di Greta Thunberg, ragazzina Svedese

divenuta simbolo della lotta ai cambiamenti

climatici e alla politica del solo interesse, hanno

manifestato chiedendo un maggiore impegno

da parte delle istituzioni nella lotta per la salvaguardia

del Pianeta. Come un virus, la protesta si

è diusa in modo capillare, ottenendo numerose

adesioni anche da parte degli istituti superiori

Italiani.

Ho deciso di prendere parte anche io alla manifestazione,

cogliendo l’occasione per osservarne

i particolari, le debolezze, i punti di forza e

per fare qualche domanda e testare la conoscenza

e la motivazione dei partecipanti.


LA MANIFESTAZIONE

Armato di tabelle da compilare, fogli, penna e di

un cellulare per registrare e scattare qualche

fotografia, il 15 marzo mi reco nel luogo della

manifestazione più vicina, la piazza di Vittorio

Veneto, dove il liceo Flaminio, il liceo Munari, il

liceo Da Collo e il liceo Marconi, unendo le forze,

hanno di fatto organizzato un’unica grande

manifestazione collettiva per tutti gli istituti.

Verso le ore 9 la piazza, che no a mezz’ora

prima era praticamente vuota, si riempie velocemente

e l’evento può finalmente iniziare: striscioni e cartelloni

portati da casa o creati sul posto grazie all’aiuto

dei ragazzi dell’artistico, megafoni, vestiti eccentrici,

maschere e casse: non manca davvero

nulla. In un tripudio di folla, davanti al municipio

un ragazzo prende la parola: è uno degli organizzatori

dell’evento e dà uffcialmente il via alle

danze. L’idea è quella di una manifestazione

pacifica e soprattutto equa, in cui chiunque

possa salire sul palco e dire la propria, sia esso un

semplice studente, un giornalista o un attivista,

unica regola il rispetto e l’amore verso il pianeta.

La mattinata passa quindi tra appassionati

discorsi dei più arditi, interventi di esperti del

settore che alzano notevolmente il livello della

discussione e momenti di tranquillità con cori,

slogan e balli.

Mentre passa il tempo, mi aggiro tra cartelloni e

slogan leggendo di tutto, dal classico “Non

abbiamo un pianeta B”, passando per frasi ironiche,

meme e addirittura, aggiungerei purtroppo,

la solita critica spiccia al capitalismo.

Un particolare mi salta all’occhio: i ragazzi

presenti sono totalmente differenti.

Dal damerino in giacca al ragazzo con i rasta,

dalla ragazzina del ginnasio a qualche studente

universitario. Così mi accorgo di una cosa davvero importante:

questa battaglia, questa voglia irrefrenabile

di cambiare le cose ha colpito davvero tutti. O

meglio, quasi tutti: probabilmente non ha colpito

i vecchietti che divertiti guardano sfilare il

corteo con la leggera consapevolezza di essere

fuori dal problema, e forse non ha colpito il

“duro lavoratore” che alle 9 di mattina se ne

stava al bar a bersi uno spritz e a criticare i ragazzi

che “non hanno voglia di far nulla”. Ma molti di

sicuro sono stati colpiti.

Curioso di vagliare le conoscenze di questi

appassionati ragazzi, ho colto l’occasione per

porre a 100 di loro un questionario sulla conoscenza

dei seguenti temi di attualità: Greta

Thunberg, la Cop21, lo scioglimento del permafrost

e l’IPCC.

IL SONDAGGIO

Numeri alla mano, l’87% degli intervistati conosceva

almeno superficialmente Greta Thunberg,

il 46% la cop21, l’80% aveva sentito parlare di

scioglimento del permafrost e il 19% di IPCC.

Quelli con una conoscenza approfondita degli

argomenti invece erano, rispettivamente, l’86%,

il 26%, il 41% e il 4%.

Dalle percentuali, emerge chiaramente come

l’enorme campagna mediatica dei Fridays for

future, appunto gli eventi organizzati che

devono il loro nome proprio a Greta Thunberg e

i suoi venerdì di protesta, sia stata il vero e

proprio fattore scatenante di questa massiva

presa di coscienza. Sebbene aspetti più tecnici

quali lo scioglimento del permafrost, ovvero dei

ghiacciai perenni e la conferenza di Parigi del

2015 risultino poco snocciolati dai ragazzi, le

cifre non sono così disastrose. Decisamente

meno conosciuto è invece l’IPCC, ovvero l’International

Panel on Climate Change, ovvero un

gruppo internazionale che ha il

compito di redigere periodicamente dei resoconti

sulla situazione climatica mondiale. L’IPCC

ha ottenuto attenzione mediatica lo scorso ottobre

quando con un rapporto è stato evidenziato

come gli effetti del cambiamento climatico

stiano accelerando e di come il limite massimo

d’innalzamento della temperatura di 2 gradi

fissato durante la Cop21 sia ormai irraggiungibile.


Silvio Gabrel Varago




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