#FRIDAYSFORFUTURE
- Racoon
- 19 set 2019
- Tempo di lettura: 3 min
In un momento storico nel quale il futuro del
pianeta è più che mai a repentaglio, quando le
grandi potenze della terra sembravano essersi
arrese all’inesorabile sconvolgimento climatico
in atto, il muro di negazionismo e minimizzazione
è stato rotto, inaspettatamente, dai giovani.
In un inaspettato clima di cooperazione e sensibilità,
il 15 marzo 2019 si è svolto in tutto il
mondo uno sciopero dei ragazzi che, seguendo
l’esempio di Greta Thunberg, ragazzina Svedese
divenuta simbolo della lotta ai cambiamenti
climatici e alla politica del solo interesse, hanno
manifestato chiedendo un maggiore impegno
da parte delle istituzioni nella lotta per la salvaguardia
del Pianeta. Come un virus, la protesta si
è diusa in modo capillare, ottenendo numerose
adesioni anche da parte degli istituti superiori
Italiani.
Ho deciso di prendere parte anche io alla manifestazione,
cogliendo l’occasione per osservarne
i particolari, le debolezze, i punti di forza e
per fare qualche domanda e testare la conoscenza
e la motivazione dei partecipanti.
LA MANIFESTAZIONE
Armato di tabelle da compilare, fogli, penna e di
un cellulare per registrare e scattare qualche
fotografia, il 15 marzo mi reco nel luogo della
manifestazione più vicina, la piazza di Vittorio
Veneto, dove il liceo Flaminio, il liceo Munari, il
liceo Da Collo e il liceo Marconi, unendo le forze,
hanno di fatto organizzato un’unica grande
manifestazione collettiva per tutti gli istituti.
Verso le ore 9 la piazza, che no a mezz’ora
prima era praticamente vuota, si riempie velocemente
e l’evento può finalmente iniziare: striscioni e cartelloni
portati da casa o creati sul posto grazie all’aiuto
dei ragazzi dell’artistico, megafoni, vestiti eccentrici,
maschere e casse: non manca davvero
nulla. In un tripudio di folla, davanti al municipio
un ragazzo prende la parola: è uno degli organizzatori
dell’evento e dà uffcialmente il via alle
danze. L’idea è quella di una manifestazione
pacifica e soprattutto equa, in cui chiunque
possa salire sul palco e dire la propria, sia esso un
semplice studente, un giornalista o un attivista,
unica regola il rispetto e l’amore verso il pianeta.
La mattinata passa quindi tra appassionati
discorsi dei più arditi, interventi di esperti del
settore che alzano notevolmente il livello della
discussione e momenti di tranquillità con cori,
slogan e balli.
Mentre passa il tempo, mi aggiro tra cartelloni e
slogan leggendo di tutto, dal classico “Non
abbiamo un pianeta B”, passando per frasi ironiche,
meme e addirittura, aggiungerei purtroppo,
la solita critica spiccia al capitalismo.
Un particolare mi salta all’occhio: i ragazzi
presenti sono totalmente differenti.
Dal damerino in giacca al ragazzo con i rasta,
dalla ragazzina del ginnasio a qualche studente
universitario. Così mi accorgo di una cosa davvero importante:
questa battaglia, questa voglia irrefrenabile
di cambiare le cose ha colpito davvero tutti. O
meglio, quasi tutti: probabilmente non ha colpito
i vecchietti che divertiti guardano sfilare il
corteo con la leggera consapevolezza di essere
fuori dal problema, e forse non ha colpito il
“duro lavoratore” che alle 9 di mattina se ne
stava al bar a bersi uno spritz e a criticare i ragazzi
che “non hanno voglia di far nulla”. Ma molti di
sicuro sono stati colpiti.
Curioso di vagliare le conoscenze di questi
appassionati ragazzi, ho colto l’occasione per
porre a 100 di loro un questionario sulla conoscenza
dei seguenti temi di attualità: Greta
Thunberg, la Cop21, lo scioglimento del permafrost
e l’IPCC.
IL SONDAGGIO
Numeri alla mano, l’87% degli intervistati conosceva
almeno superficialmente Greta Thunberg,
il 46% la cop21, l’80% aveva sentito parlare di
scioglimento del permafrost e il 19% di IPCC.
Quelli con una conoscenza approfondita degli
argomenti invece erano, rispettivamente, l’86%,
il 26%, il 41% e il 4%.
Dalle percentuali, emerge chiaramente come
l’enorme campagna mediatica dei Fridays for
future, appunto gli eventi organizzati che
devono il loro nome proprio a Greta Thunberg e
i suoi venerdì di protesta, sia stata il vero e
proprio fattore scatenante di questa massiva
presa di coscienza. Sebbene aspetti più tecnici
quali lo scioglimento del permafrost, ovvero dei
ghiacciai perenni e la conferenza di Parigi del
2015 risultino poco snocciolati dai ragazzi, le
cifre non sono così disastrose. Decisamente
meno conosciuto è invece l’IPCC, ovvero l’International
Panel on Climate Change, ovvero un
gruppo internazionale che ha il
compito di redigere periodicamente dei resoconti
sulla situazione climatica mondiale. L’IPCC
ha ottenuto attenzione mediatica lo scorso ottobre
quando con un rapporto è stato evidenziato
come gli effetti del cambiamento climatico
stiano accelerando e di come il limite massimo
d’innalzamento della temperatura di 2 gradi
fissato durante la Cop21 sia ormai irraggiungibile.
Silvio Gabrel Varago
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